di Giovanna Patrignani
Ph. Luca Toni
Ripercorriamo insieme la storia e le trasformazioni di un luogo simbolo, la Pescheria, convertita poi in spazio espositivo del Centro Arti Visive Pescheria.
Fu agli inizi dell’Ottocento che l’Amministrazione Comunale di Pesaro avvertì l’improrogabile esigenza di un edificio pubblico deputato alla vendita del pesce, che andava acquistando sempre più rilevanza per l’economia cittadina. Approvato il progetto di edificazione nella seduta consiliare del 16 novembre 1820, la Pescheria fu costruita nel triennio 1821-23 sull’angolo oggi delimitato dal corso XI Settembre e da via Cavour (antica strada di Porta Marina), dove allora sorgevano la sagrestia della chiesa del Suffragio, alcune casette e una loggia della scomparsa chiesa di Santo Spirito.
Come si legge ancora nella lapide commemorativa con iscrizione latina, datata 1823, posta all’interno, sovrastata dalla scultura della testa del Redentore, la Pescheria fu progettata dall’ing. Pompeo Mancini (Ferrara 1780 – Pesaro 1856), che ne diresse i lavori: ingegnere Capo della Provincia Metaurense, era autore di numerosi progetti, fra cui gli Orti Giuli, ricavati nel 1830 sugli spalti dell’antico baluardo del Carmine presso l’attuale Porta Rimini; ricoprì la carica di gonfaloniere e fu munifico filantropo della città, a cui lasciò in eredità un cospicuo patrimonio.
Addizionale all’appalto della Pescheria fu anche un complessivo riassetto e sistemazione del quadrivio o piazzale di Fonte Rossa, sul quale la Pescheria si affacciava e che si trovava in pessime condizioni stradali, fognarie e igieniche. La seicentesca Fonte Rossa, così denominata per il marmo rosso di Verona con cui era stata costruita, fu trasferita sul piazzale del Trebbio, davanti al Teatro Rossini, dove ancora si trova in piazzale Lazzarini.
La costruzione della Pescheria mutò radicalmente lo scorcio urbano di quella parte terminale del Corso in cui inizia il Borgo, e assunse il ruolo di preludio e proscenio – imponente e sobrio a un tempo – al Borgo del Porto, i cui avamposti emblematici della fontana e della Chiesa del Porto, con la statua di Sant’Andrea, protettore dei marinai, diventano il fondale che si staglia lungo la linea sfuggente delle dodici colonne doriche in cotto allineate lungo via Cavour.
Due fontane in marmo d’Istria ornavano i lati dell’ingresso della Pescheria sul Corso: ciascuna a due zampilli d’acqua che sgorgava da un mascherone rappresentante un fauno con due trombe di metallo fuso a forma di crostaceo marino e che defluiva nella sottoposta vasca. Asportate durante il ventennio fascista, erano rimaste depositate nel giardino degli Orti Giuli: nel 1998, restaurate e reintegrate nelle parti mancanti, sono state ricollocate nel sito originario.
L’ottocentesca Pescheria è rimasta a tutt’oggi integra nella sua fisionomia di sobria e composta eleganza. Smessa la funzione originaria per la quale è stata edificata e convertita nel 1996 in spazio espositivo del Centro Arti Visive Pescheria.
È ancora rimasta, seppure rovinata e bisognosa di un urgente restauro, la fontana in pietra, a conchiglia e a bacino semicircolare, con vari ornati, situata nella parete di fondo dell’unico grande ambiente costituente l’interno, che ha conservato il soffitto a capriate di legno, anche se non quello originario, mentre sono stati rimossi i banconi in pietra per la vendita del pesce e le inferriate tra le colonne.
Nella struttura generale e nelle linee essenziali, l’ottocentesca Pescheria è rimasta a tutt’oggi integra nella sua fisionomia di sobria e composta eleganza: in linea con quella “architettura delle Legazioni” che caratterizzò anche la Provincia Metaurense e con i tardi echi dell’architettura neoclassica, è stata concepita nello schema-tipo del tempio pagano, di cui presenta gli elementi strutturali: le possenti colonne, il propileo, la fascia aggettante della trabeazione con soprastante attico.
Smessa la funzione originaria per la quale è stata edificata e convertita nel 1996 in spazio espositivo del Centro Arti Visive Pescheria, rappresenta ormai una struttura simbolica del contesto urbano, un punto di riferimento consolidato e conserva potenzialmente suggestive capacità evocative e testimoniali.
Articolo pubblicato su Pesaro IN Magazine 01/2020