di Lea Baccarini
A 200 anni dalla sua nascita celebriamo l’illustre cittadino di Forlimpopoli Pellegrino Artusi, andando alla ricerca dei luoghi che ne hanno segnato la vita.
Il 4 agosto di 200 anni fa nasceva a Forlimpopoli colui che sarebbe passato alla storia come il padre della letteratura italiana di ricette con il suo celeberrimo bestseller La scienza in cucina e l’arte di mangiar bene: Pellegrino Artusi. Unico maschio di 13 figli, crebbe in una casa che si affacciava proprio sulla piazza, rivolta alla rocca. Accanto alle due arcate del portico da cui si accedeva alla casa, si trovava la bottega di Agostino Artusi, il padre di Pellegrino: un luogo che egli avrebbe ricordato come un “guazzabuglio” in cui si poteva trovare “di tutto un poco”, dai gomitoli alla cioccolata, dal sapone allo zucchero, dalle noci moscate ai chiodi. Della casa natale del noto autore e gastronomo, deliberatamente distrutta nel 1961, oggi non resta che una targa.
La vita di Pellegrino cambia repentinamente in una notte di gennaio, all’età di 31 anni, quando i briganti guidati dal celebre “Passatore”, Stefano Pelloni, assaltano il teatro di Forlimpopoli, prendendo ostaggio e derubando i notabili e borghesi del paese. Indotti con uno stratagemma ad aprire la porta di casa, anche gli Artusi, che non si erano recati a teatro, furono derubati dalla banda di criminali. Delle sorelle di Pellegrino, la più sfortunata, Gertrude, non riuscì a nascondersi in tempo e restò vittima di violenza. Fu quella notte a segnare per sempre il distacco della famiglia di Artusi dal paese natio: la povera sorella, resa folle dal dolore, fu accolta al manicomio di Pesaro. In un piccolo paesino ancora sotto il dominio del papato era difficile vivere allo stesso modo di prima dopo ciò che era successo: la famiglia Artusi vende casa e bottega, e Pellegrino non tornerà più a Forlimpopoli: la sua vita sarà a Firenze, dove anche Olindo Guerrini, amico e altrettanto ghiotto gastronomo andrà spesso a trovarlo.
Il teatro da cui era partita l’impresa che ci ha “strappato” l’ingegno di Pellegrino Artusi era stato inaugurato nel 1830, nell’antico salone d’onore della rocca, sede del Comune. Al suo interno si tenevano le riunioni della locale Accademia degli Infiammati e le stagioni annuali di musica e prosa. Nel 1878 la sala teatrale venne ampliata e risistemata secondo la moda dell’epoca, e il restauro del 1982 ce lo restituisce molto simile a com’era il giorno dell’inaugurazione di cent’anni prima.
Oggi la memoria di Pellegrino Artusi è tenuta viva a Forlimpopoli non solo da una statua in bronzo dello scultore forlimpopolese Mario Bertozzi, all’ingresso in città arrivando da Forlì, ma anche da Casa Artusi, nata nel 2007 e ospitata nell’antico convento dei Servi di Maria: uno spazio con in cui rappresentare la cultura gastronomica a tutto tondo. A portare lustro al nome di Artusi c’è anche l’Istituto alberghiero; non poteva poi mancare la festa cittadina dedicata al suo cittadino più illustre, la Festa Artusiana, che si tiene anche quest’anno, nonostante tutto, ai 200 anni dalla nascita, dedicata al buon cibo e al mangiar bene: un’eredità felice, da custodire gelosamente.
Articolo pubblicato all’interno dello Speciale Romagna nei numeri di IN Magazine 02/2020