di Silvia Manzani
Ph. Lidia Bagnara
Giovanna Gasdia, nella vita avvocato, mette in musica e in parole le sue esperienze e frustrazioni per combattere il bullismo e le ingiustizie sociali.
“Questo album per me è un sogno che si realizza, mi auguro che non resti un’esperienza che termina qui, fine a sé stessa.” Giovanna Gasdia, molisana d’origine e ravennate d’adozione, nella vita avvocato, è anche la cantante e la chitarrista del gruppo Giò Gasdia & Slow eMotion, con cui nel 2019 ha inciso Crisalide, prodotto dall’etichetta Pms Studio di Alfonsine: “Tutto merito di un’amica cantante che mi ha quasi messa alle strette, dicendomi che se non avessi consegnato il mio album zero, che conteneva quattro brani, al direttore artistico Raffaele Montanari, lo avrebbe fatto lei al posto mio. Dalla consegna alla telefonata per una proposta di collaborazione sono passate solo due settimane.” Erano tre, allora, i pezzi già pronti: Altrove qui, Verso un’alba nuova e Quando gli altri ti guardano, quest’ultimo nato da un’esperienza autobiografica di bullismo. Non a caso, per Gasdia l’ispirazione per scrivere arriva spesso dal sentimento forte che prova davanti a un’ingiustizia, a una frustrazione, a qualcosa di incomprensibile: “Ecco perché il mio mestiere di avvocato non è così distante dalla mia musica. In fondo vivo dentro di me una costante dicotomia tra l’attaccamento alle regole e alla forma e il bisogno di non omologarmi, di essere libera, di dire ciò che penso”. Durante la lavorazione dell’album, sono nate altre sei canzoni: “Non ho sentito la pressione di dover per forza scrivere, anche perché avevo già dato la svolta iniziando a contare su un gruppo stabile di musicisti con cui esplorare nuove sonorità. Ho composto quando le idee fluivano, senz’altro aiutata dai miei musicisti, dal frequentare la sala d’incisione, dal confronto con Montanari, bravo a suonare e ad arrangiare.” E nel brano Crisalide che dà il titolo al suo lavoro, Gasdia ha trovato compiutezza e soddisfazione. “Ha a che fare con il significato complessivo del disco ed è quello più sperimentale, che riassume la voglia di non stare negli schemi ma a cavallo tra i generi, cosa che ci piace molto. È anche un pezzo che parla di trasformazione, di crescita e del guardarsi dentro per conoscersi: in questo senso somiglia molto a me e al messaggio che cerco di dare con i miei testi.” Quasi sempre, per dare vita a una canzone, Gasdia parte dalla musica: “La linea melodica per me è fondamentale per scegliere e mettere insieme le parole. Solo Crisalide e Altrove qui sono nate da due precedenti poesie, sulle quali ho lavorato per creare la musica giusta.” In giro per locali, dall’Emilia-Romagna alla Puglia passando per gli Abruzzi e le Marche, il gruppo fondato da Gasdia ha potuto anche toccare con mano il confronto con il pubblico. “Come è ovvio che sia, non in tutti i posti ci sono le atmosfere giuste per favorire l’ascolto da parte delle persone. Ma quando avviene, è magia. Senza contare che in ogni occasione, sono nate relazioni umane, che si trattasse di offrirci una birra, di suggerirci un basso più piccolo o di mandarci un messaggio su Facebook, chiedendoci di tornare.”
“Il mio mestiere di avvocato non è così distante dalla mia musica. In fondo vivo dentro di me una costante dicotomia tra l’attaccamento alle regole e alla forma e il bisogno di non omologarmi, di essere libera, di dire ciò che penso.”
Cantando e suonando, Gasdia ha avuto anche il sentore che la gente non cerchi solo le cover ma apprezzi anche chi fa cose sue. “Non credo che l’Italia sia solo il Paese dei talent, noto anche molta voglia di scoprire testi e musiche originali.” Chitarrista autodidatta da quando aveva una decina d’anni, Gasdia oggi studia osservando quelli che considera dei maestri. “Ho una passione per la scena inglese, di cui amo le atmosfere sognanti, liquide, psichedeliche. Mi piacciono anche il folk e i cantautori italiani: a parte i capisaldi, intoccabili, apprezzo molto Niccolò Fabi, Max Gazzè, Daniele Silvestri, Samuele Bersani e Riccardo Sinigallia. Il mio sogno nel cassetto è aprire un concerto di Sinigallia, che secondo me è meraviglioso nell’equilibrio che sa tenere tra l’astratto e il concreto.” Ad accompagnare la cantautrice nella sua avventura sono Chiara Rotondi al basso, Enrico Dosi alla chitarra e al piano, Federico Calestani alla voce, all’armonica e alle percussioni: “Federico da un anno è anche mio marito. La nostra casa è diventata la sala prove.” Durante la quarantena da Coronavirus, nei mesi scorsi, il divano di casa è stato anche un luogo dove far nascere nuove idee. “Essendo confinati e non potendo più lavorare al calendario per l’estate, abbiamo pensato di allargare i confini e di tenere i contatti con i nostri amici e fan organizzando delle dirette sui social che hanno avuto riscontri molto positivi. Il primo maggio, poi, abbiamo organizzato un festival online che ha riunito, alla fine, quattordici artisti di cui quattro stranieri. Dalle 14 alle 22 siamo andati avanti con la musica, sostenendo la causa di Amici insieme per Ravenna che stava raccogliendo fondi per l’emergenza. Al momento stiamo lavorando a un altro evento benefico che speriamo possa essere realizzato in estate. Per quanto riguarda le altre date che avevamo in programma, l’auspicio è di recuperarle quanto prima.”
Articolo pubblicato su Ravenna IN Magazine 02/2020