di Elisabetta Marsigli
Ph. Leo Mattioli
Dal cioccolato ai panini al vino: scoprire la propria vocazione e poterne fare il proprio lavoro rende più felici e appagati. Provare per credere!
La passione per il proprio mestiere è alla base di ogni scelta di vita, ma c’è un’età per scoprire le proprie attitudini? Stefano, Patrizio e Mirco rappresentano 3 stili di vita differenti che hanno come comune denominatore la gioia di esprimere la propria creatività.
Chiacchierando con il giovane Stefano Santini, si ha la percezione di avere a che fare con Willy Wonka: per lui la cioccolata non ha segreti e scoprire nuovi e impensabili accostamenti è ormai la sua missione. “Ho iniziato come pasticcere: mi piaceva molto e l’orario non era pesantissimo, avevo molto tempo libero. Poi, ho fatto un corso di specializzazione sul cioccolato e mi si è aperto un mondo! Se ti dicono che solo a nove persone su dieci piace il cioccolato: la decima mente!” Il lavoro di Stefano, all’interno della Pasticceria Giampaoli di Via Nitti, è una ricerca continua di gusto e abbinamenti con un occhio orientato all’effetto di creazioni, anche esteticamente, davvero sorprendenti, tanto che le singolari borse Louis Vuitton di cioccolato sono oggetti cult. “Il cioccolato permette di sbizzarrirsi in tanti modi, sia a livello estetico che di contenuti. Da anni le nostre uova di Pasqua sono animaletti con il corpo cavo in grado di contenere la sorpresa”. Ma cosa significa essere un cioccolatiere? “Riuscire a creare, attraverso la conoscenza del cioccolato, qualsiasi cosa: dal pan di Spagna a una mousse. Per creare un pezzo artistico è necessaria la conoscenza della materia prima, per ottenere effetti diversi e creare un prodotto unico.” Una tradizione di famiglia: “Devo ringraziare mio babbo che mi ha dato fiducia per sviluppare tutta la mia creatività. Il cioccolato è stato un vero amore a prima vista: scatenare un’esplosione di sapori che possano evocare ricordi e sensazioni è ciò che desidero, soprattutto con le praline, nate proprio per i non golosi.”
“Il cioccolato è stato un vero amore a prima vista: scatenare un’esplosione di sapori che possono evocare ricordi e sensazioni è ciò che desidero, soprattutto con le praline, nate proprio per i golosi,” racconta Stefano Santini.
“Ogni mattina mi alzo con gioia,” esordisce Patrizio Borchia, titolare di uno degli esercizi commerciali più noti di Pesaro, la paninoteca Harnold’s che è un punto di riferimento di intere generazioni di pesaresi e non solo. “Dopo quasi 40 anni, andiamo avanti con il motto del primo giorno: creare ospiti felici. Fu mio fratello Stefano ad avere l’idea: offrire alla città un servizio di cui c’era bisogno. Erano i primi anni ’80, le pause pranzo si stavano accorciando: era un modo alternativo di fare quello che già accadeva nelle grandi città.” Oltre al sorriso di Patrizio e del suo staff, la qualità dei prodotti: “Eravamo e siamo piccoli artigiani di una piccola bottega di Provincia: la carne ce la porta ancora il macellaio Bavosi che la prende nelle fattorie del Montefeltro. Abbiamo sempre usato prodotti italiani, formaggi selezionati…” Praticamente un Km0 ante litteram. Un luogo dove le persone si sono sempre trovate a loro agio, tanto da inventare o dare loro stessi i nomi ai panini: “Numerosi i personaggi illustri che sono stati e sono nostri clienti, vista la vicinanza al teatro Rossini e al Rof: il sovrintendente Gianfranco Mariotti fu tra i primi nostri fan, organizzando spesso i suoi compleanni da noi con tutto il suo ufficio. Il panino Ciro in Babilonia lo ha inventato David Livermore, Francesco Calcagnini ha ideato il Signor Bruschino e il Gran pezzo concertato lo dobbiamo a Luigi Pizzi. Ma anche il nostro staff ha sempre dimostrato amore e passione per il proprio lavoro: il Mister C, ancora tra i più quotati, fu opera di Fiorenzo Canti, detto Cino. Non finirò mai di ringraziare Dennis e Lorenzo, vere colonne portanti di questo posto.”
Da 40 anni, Creare ospiti felici è motto della paninoteca Harnold’s di Patrizio Borchia, che da sempre punta a usare prodotti locali. Felicità è un termine condiviso anche dal sommelier Mirco Romani: “è la passione che mi muove.”
Ma scoprire cosa ci piacerà fare da grandi non è sempre così immediato: Mirco Romani è oggi un sommelier professionista, degustatore di oli e acque minerali, esperto di abbinamento cibo/birra, ma fino a qualche anno fa la sua vita era diversa. “Ho svolto per tanti anni l’attività commerciale nel settore delle auto, coltivando come hobby la passione per il vino. Il giorno del diploma di sommelier sono stato messo in cassa integrazione ed è lì che è arrivato il segnale importante che mi ha fatto scegliere d’istinto quello che davvero volevo fare.” È da lì che Mirco, con piccoli ma significativi passi, si mette in contatto con i piccoli produttori locali e nel 2016 crea Connubio di vino. “Ci sono arrivato dopo i 30 anni, ma non è mai tardi per fare quello che si ha nel cuore: i miei genitori, come tutti del resto, mi avevano dirottato su lavori cosiddetti sicuri per chiunque voglia costruirsi una famiglia e un futuro, ma credo che la felicità di una persona sia molto più importante e nutriente. Posso dire con onestà e franchezza che guadagnare di più, ma essere costantemente stressati non aiuta la salute. Ora è la passione che muove le mie cose: ho sposato il vino come elemento di convivialità, amicizia e studio. Mi piace fare conoscere e capire il vino a più persone possibile. Sono un inguaribile romantico ed è questo il mio modo di comunicare e condividere la mia passione con altre persone.”
Articolo pubblicato su Pesaro IN Magazine 01/2020